come ti cambia la vita in qualche istante:

Ho la pelle d'oca... grazie per trovare la forza di condividere tutto questo con noi... le tue parole servono a riflettere...

ti auguro un grande in bocca al lupo e resto in ascolto...

cazzo.

continua a combattere,come hanno detto altri soci se a distanza di più di un anno ne stai scrivendo sicuramente va meglio,l'importante è non mollare anche se il mondo ti crolla addosso in un attimo...sono con te!

il DMC è con te.

Pur essendone giá al corrente , ho comunque le lacrime aglio occhi a leggere la tua storia .

Grazie per avercene resi partecipi .

anche io avevo capito qualcosa ma per delicatezza non ti ho mai voluto importunare..ma appena ho visto la foto se non sbaglio del tuo compleanno con molti dei ragazzi del DMC che ti sono venuti a trovare in ospedale mi son commosso...spero di rivederti presto fra'

Che dire... viene paura solo a provare, ad immedesimarsi in quello che stai passando...
da come ci racconti tutto questo ti sento molto lucido, e forte; anche se in momenti del genere il mondo sembra crollarti addosso; credo che la tua famiglia ti dia una ragione in più per lottare con tutte le tue forze!

tienici informati, facciamo il tifo per te! Un abbraccio e in bocca al lupo

sapevo cosa ti era capitavo, non sapevo le dinamiche precise, ma mentre leggevo tutto questo Frà
il mio primo pensiero andava ai mie figli... m'hai fatto piagne caxxo questa me la paghi vabbeh vorrà dire che non appena sarai
in forma gajardo e tosto, il prossimo disegno del tattoo te lo vengo a portare a mano (non lo dico per scroccarti qualcosa da bere sia chiaro... noooooooooooo)

Arrivò il fatidico giorno dell’incontro/riunione col Primario dell’equipe universitaria che dall’alto della sua esperienza e professionalità (in maniera non tanto garbata) ci fece intendere che l’operazione intanto non era urgente, quindi avevamo tutto il tempo per “studiare” la situazione e mettere a punto le mosse da effettuare da li a poco perché comunque il tumore, scoperto, andava rimosso… ma che era un’operazione si difficilissima ma comunque fattibile, con tutti i rischi del caso ma era una cosa che si poteva fare. Questo non ci tranquillizzò, ma almeno avevamo di fronte del personale medico altamente qualificato che “sapeva il fatto suo” quindi quasi spontaneamente decidemmo di essere seguiti dal Prof. Che ci delineò le varie mosse che avrebbe compiuto. Intanto un’ipotetica data dell’operazione, dove e perché farla e soprattutto come, ovvero avvalendosi della camera operatoria chiamata Brain Suite dell’ospedale Sant’Andrea di Roma che è anche polo universitario. In questa sala operatoria oltre ad esserci personale straqualificato, c’è soprattutto il “navigatore cerebrale” ed anche cosa ancor più importante la Risonanza magnetica introperatoria (ovvero all’interno della sala operatoria) utile a visionare il lavoro svolto sul paziente senza doverlo farlo uscire dalla stessa. Ci congedammo con gli intenti che appena possibile si sarebbe effettuato il “passaggio” da un ospedale all’altro. Ma dato che siamo in Italia, le cose non vanno proprio così semplicemente… quindi fui dimesso dopo ben 3 settimane trascorse a Latina. Passai un pomeriggio ed un giorno a casa come un ebete… non sapendo che dire e che fare… in attesa della telefonata dal reparto di neurochirurgia che ci avrebbe detto che il posto si era liberato e che quindi potevo essere ricoverato. Quel giorno arrivò, il cellulare squillò ed a me mi si gelò il sangue perché sapevo a cosa andavo incontro… o meglio non lo sapevo, ma sapevo quello che avrei lasciato: una Moglie un Figlio ed una casa con tutti i miei confort, oltre ai familiari ed agli amici… nel frattempo avevamo organizzato il borsone ed il trasporto fino a Roma. Venne a prenderci mio suocero e mio padre ed insieme a mia moglie dopo che avevo lasciato ettolitri di lacrime strapazzando mio figlio con la promessa che “Papà sarebbe tornato!!”
Direzione Roma rigorosamente in silenzio con lo sguardo perso nel nulla. Arrivammo all’ospedale e venimmo accolti dal reparto come protocollo, mi assegnarono la stanza e facemmo i primi aggiustamenti tra indumenti nell’armadio e la classica bottiglia d’acqua sul comodino… dovemmo aspettare il 5 Settembre per subire la prima operazione. Ricordo che il pomeriggio prima mi vennero a trovare e salutare un sacco di parenti ed amici, ricordo che la sera prima che avesse staccato dal turno lavorativo, Isabella venne in stanza e ci illustrò in maniera elementare cosa avrebbero fatto il giorno dopo sia come preparazione sia come intervento. (continua)

"Mosterino":

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...........dopo che avevo lasciato ettolitri di lacrime strapazzando mio figlio con la promessa che “Papà sarebbe tornato!!”..........

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Ho un groppo in gola. Posso solo lontanamente immaginare cosa ti passava per la mente quando hai abbracciato tuo figlio.
Ti prego continua a raccontarci la tua storia.
Inviato dal mio HTC Desire HD con rantolite seborroica.

le tue parole lasciano veramente senza fiato....
sono molto toccanti e fanno riflettere su cosa sia veramente importante nella vita

in bocca al lupo

ps: raccogli questo tuo scritto in un diario. descrive le tue emozioni e gli stati d'animo in modo perfetto. un giorno li leggerai assieme a tuo figlio

aspetto il continuo di questo racconto in maniera ansiosa

Continua a lottare .....e non mollare mai...... un grosso in bocca al lupo ..

Inviato dal mio GT-I9100 con Tapatalk 2

"florian":

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aspetto il continuo di questo racconto in maniera ansiosa

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MOSTERINO, SARAI TU A VINCERE !!!
Siamo tutti con te fratello.

adesso devi dirci tutto!!! sei grande mi hai colpito al cuore

sveglio tranquillo, anche la notte prima di un intervento così difficile e complicato sono riuscito a dormire, come la notte prima degli esami delle superiori o come la notte prima del matrimonio, ho sempre dormito di sasso…
Non faccio colazione per ovvi motivi, aspetto impaziente che si faccia l’ora e mi vengano a prendere per portarmi giù nel “blocco operatorio”.
Mi vesto di un camice verde e di un paio di calze elastiche strettissime, che mi assilleranno in tutto questo viaggio, mi accomodo sulla lettiga e dopo aver salutato il personale infermieristico che incontravo lungo il corridoio e varco la soglia del reparto.
Fuori c’era in attesa con gli occhi già gonfi mia Moglie ed i miei genitori.
Arriviamo al piano, dopo aver preso due ascensori diverse. Ci “salutiamo” ed entro.
Percorro un corridoio che mi porta nell’anticamera che serve a “preparare” i pazienti all’intervento.
Mi flebano di tutto punto dopo un po mi iniettano l’anestesia.
Al mio “risveglio” ero in Terapia Intensiva, come da protocollo dovevo trascorrere 24 ore lì. Mi ritrovo intubato e quindi non riuscivo a respirare e degludire benissimo perché avevo ancora il tubo infilato in gola. Appena sveglio vedo un manipolo di infermieri che si agitavano di fianco a me ed uno mi rassicurò che da li a brevissimo sarei stato meglio perché mi avrebbero “liberato” dal tubo. Non vi dico che brutta sensazione provai mentre lo sfilavano, anche perché ero sveglio e vigile seppur ancora sotto un lieve effetto dell’anestesia. Luci accese ovunque e suoni di macchinari vari che ti facevano compagnia anche se non volevi. Ero tramortito ed abbastanza rincoglionito avendo superato un’operazione al cervello durata circa 14 ore. Mi tocco in testa ed avevo un turbante semirigido che mi fasciava tutta la testa ed avevo uno strumento al dito per controllare non ricordo cosa che mi dava alquanto fastidio. Cominciavo a riprendermi e difatti cominciavo ad avvertire fastidio alle gambe, le maledette calze elastiche mi dolevano moltissimo e mi sarebbe piaciuto liberarmene, ma non ho potuto per parecchio tempo. Non sapevo che ore erano e non sapevo se e quanto avevo dormito perché in Terapia Intensiva ci sono le luci accese H24 e poi con tutti quei strumenti che emettevano suoni a ripetizione ed intervallati tra loro era veramente difficile riposare. Capii che era cambiato il turno in quanto erano cambiati gli infermieri, ed a uno di loro chiesi se era possibile, invano per ovvi motivi, bere un po d’acqua, mi dissero che sarebbero passati i dottori per la visita di controllo. Difatti dopo non so bene quanto vidi arrivare ai piedi del mio letto il Professore che mi aveva operato con la sua equipe. Videro che mi ero svegliato bene e che ero vigile e soprattutto riuscivo ad utilizzare e muovere tutti e 4 gli arti. Poi mi salutarono ed andarono via. Dopo un po chiesi, invano per ovvi motivi di poter bere ma mi accontentarono solo passandomi sulle labbra e sulla lingua delle garze imbevute d’acqua, ma niente di più perché non mi era permesso ancora di ingerire nulla sia di liquido che di solido. Dopo non so bene quanto vidi che misero delle paratoie intorno al letto e su una applicarono un foglio col mio cognome. Chiesi a cosa sarebbe servito e mi dissero che era quasi orario di visite, quindi stavano preparando la sala per accogliere i parenti dei pazienti che chiaramente potevano sostare solo pochi minuti per via del reparto delicato e delle condizioni in cui eravamo. Le paratie servivano per privacy tra un paziente e l’altro. Avevo le gambe che non le sentivo più per colpa di quelle calze elastiche che mi stringevano all’inverosimile… all’ora stabilita tolsero i pannelli dalle vetrate della Terapia intensiva e potei vedere di fuori al corridoio che c’erano in attesa i miei genitori e Dario, onnipresente in questo mio viaggio. Contento ed emozionato feci cenno con e mani che stavo bene e che andava, quanto possibile, tutto bene e che ero uno forte che aveva la testa dura! Poi finalmente arrivò mia Moglie al mio letto vestita come nei film, quindi con camice verde, cuffia e copri scarpe. Ci salutammo come non mai e ci stringemmo per quanto possibile in un interminato abbraccio piangendo di gioia. Pensai “questa l’ho vinta!!”, sono stato più forte io… in quell’occasione non ricordo d’aver chiesto delucidazioni su come stava Luca (nostro Figlio). Ricordo con gran dispiacere che la permanenza in Terapia Intensiva la odiai e la odierò soprattutto per colpa delle maledette calze elastiche per la luce sempre accesa e per i suoni intermittenti dei macchinari sanitari (non riuscivo a dormire!!). Mi riportarono in reparto nel pomeriggio stabilito e tutto sembrava andare per il verso giusto. (continua)

"robyM900":

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daje cazzo!!!!!!!!!!!!!!!!!

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quotone!!!

Per esperienza personale. Di quest'avventura, il ricordo delle calze te lo porterai per tutta la vita. Se non quello, un'altro particolare. Credo che sia l'effetto dell'anestesia che tende a fissare in testa un particolare che altrimenti dimenticheresti in poco tempo. Io per esempio ricordo una stupida filastrocca che canticchiava il mio vicino di letto. Parliamo di quasi 30 anni fa.
Chiusa questa piccola parentesi, continui a farmi venire i lucciconi agli occhi. In questo caso di contentezza. :-)

Inviato dal mio HTC Desire HD con rantolite seborroica.