DUCATI e le MOTO GIAPPONESI

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ispanico73
00venerdì 6 gennaio 2006 18:22

Le Ducati non sono confrontabili con le moto giapponesi: sono due razze diverse, due universi paralleli.

Potrebbe sembrare un'affermazione lapidaria e di parte, se non fosse avallata dalla devota passione di fitte schiere di Ducatisti da ogni parte del globo.

Cominciamo con l'origine: le moto di Borgo Panigale nascono, fin dall'inizio, come strumenti di vittoria, armi votate al dominio nelle competizioni senza compromessi, avviate poi alla produzione di serie. Al contrario i mezzi giapponesi nascono come "mezzi di trasporto": logica razionale, economia e produzione in massa sono sempre state le parole d'ordine delle case nipponiche.

Fatta questa doverosa premessa passiamo a deliziarci con le caratteristiche che rendono uniche le Ducati.

Il cuore innanzitutto: è il motore che da vita alla moto, e insieme ne definisce il carattere, l'indole, la propensione a un certo tipo di condotta. Non dobbiamo per forza vedere la moto come insieme razionale di componenti meccanici freddi e senza vita: chi ha il coraggio di negare l’esistenza di un preciso carattere, un sentimento della propria cavalcatura? Il cuore delle Ducati è sempre un bicilindrico a L longitudinale, sempre quattro tempi e, attenzione, sempre a distribuzione Desmodromica.

Quale casa motociclistica può vantare una così forte e costante tipizzazione tecnica, derivata sterttamente dalle corse?

Chi altro osa, nel panorama mondiale (pure tecnicamente evolutissimo), montare su veicoli di serie un perfetto comando distribuzione desmodromico?

Queste unicità potrebbero già essere sufficienti a distinguere drasticamente e definitivamente le rosse di Borgo Panigale da ogni moto prodotta nel paese del Sol levante.
Vi starete chiedendo: come si traducono in pratica?
Cosa può percepire l'utente "normale" - sempre che questa sia una definizione applicabile ad un motociclista? Oppure i Ducatisti sono tutti dei tecnici per poter apprezzare queste finezze?
La risposta è molto semplice: è il carattere, ovvero la coppia fornita e la sua erogazione, a fare la differenza.
Grazie alla sua architettura, al comando desmodromico delle valvole che permette diagrammi di distribuzione spintissimi e spreca meno potenza, alla consolidata e super-affinata iniezione elettronica, il Pompone ha un carattere unico, a tutti i regimi di rotazione.

Coppia e Potenza sono le due grandezze fisiche che ben rappresentano le prestazioni di un motore; sono espresse rispettivamente in Nm e kW ed il loro svolgersi al variare dei giri del motore viene graficato nelle tipiche curve carattersitiche.

La coppia motrice è la capacità del motore di tirare, di accelerare la moto e il suo pilota proiettandoli dentro la curva successiva: in pratica la misura di quanto la ruota posteriore riesce a spingere sull’asfalto.

Anche le moto giapponesi hanno buoni valori di coppia come valori massimi, anche confrontabili con le nostre, MA quello che conta è la forma della curva della coppia, non solo il suo valore assoluto.

Infatti la coppia disponibile ai bassi regimi di rotazione è molto, molto più preziosa: è proprio questo il vantaggio dei nostri generosi Pomponi, la sostanziosa coppia a tutti i regimi. Si ha così una guida davvero proficua e redditizia, come dimostrano le infinite vittorie in Superbike.
Che razza di condotta dovrei adottare per sfruttare un motore che dà una coppia valida solo a 8000 giri/min? Che abisso lo separa da un bicilidrico Ducati che a 3500 sforna già l’85% della coppia massima?

Fin qui considerazioni volendo legate alla differenza tra un qualsiasi motore due e quattro cilindri. In effetti i giapponesi iniziarono qualche anno fa con i bicilindrici a V longitudinale, guarda caso a V di 90°: in pratica copie del nostro Pompone...architetture completamente avulse dalla loro tradizione motoristica, quindi evidentemente importate.

Ciò nonostante le differenze con Ducati restano, anche a livello di motore; per coglierle dimentichiamo le classiche curve caratteristiche e pensiamo invece a una cosetta che non è rappresentabile da quei diagrammi; è quello che succede quando apriamo la manetta del gas: la reazione della moto a questo gesto -squisitamente motociclistico- è classificabile come erogazione.

Non è del tutto esatto pensare alla coppia quando si sente, all’apertura del gas, un "gran tiro" e la moto ti strappa via dal manubrio: la coppia in realtà non è percepibile così facilmente.

Considerando un qualsiasi motore, viaggiando ad andatura costante (per esempio a 4000 giri/minuto e 90 km/h in quarta) non si avverte alcun "tiro" particolare, invece la coppia viene erogata, eccome (vedere sulla curva di coppia...).
Altro esempio: perchè, con il motore in progressione a tutto gas, sentiamo ancora il famoso "tiro", anche dopo il massimo della curva di coppia, quando sta calando?

L'erogazione non è usualmente rappresentata sui diagrammi, ma riassume qualitativamente vari aspetti tecnici del motore (andamento della coppia al variare del carico, grado di irregolarità, ecc) per descrivere la reazione, il tiro del motore. E soprattutto è molto percettibile.
Bene, in quanto a erogazione, i motori Ducati sono al vertice in tutte le cilindrate: da 600 a 1000cc abbiamo una corposa risposta ad ogni apertura del gas.
Quello che succede all'apertura del gas, indipendentemente dal numero di giri, dalla velocità della moto o dalla marcia inserita è veramente lo spirito del pompone che si manifesta ed elettrizza il fortunato centauro. E' ovvio che la stessa generosità è la caratteristica vincente delle moto che dominano il Mondiale Superbike da più di 10 anni...dunque nessun trucco e nessun inganno: i nostri motori sono tutti sincerità ed energia!

Altro punto di forza indiscutibile del pompone bolognese è la melodia che produce.
Già, melodia, non rumore: le Ducati non fanno rumore, ma producono una armoniosa melodia: i cupi bassi emessi dagli scarichi si combinano con gioia al tintinnio della distribuzione e al grido dell’aspirazione. Nei modelli più sportivi poi questo concerto è completato dal caratteristico suono della frizione a secco, vera melodia per gli intenditori...

Che dire del canto del Pompone? E’ lui che fa voltare tutti ai bordi della strada, è lui che ci annuncia con enfasi...sentiamolo dalle parole di un Ducatista:
"...avete mai apprezzato l'evoluzione del rumore allo scarico lungo la curva di erogazione? Quando spalanco il gas il motore urla.
La scatola filtro fa da cassa di risonanza amplificando il cupo rumore del vorace bicilindrico assetato di miscela. Il condotto di aspirazione è finalmente libero da elementi limitatori ed il risucchio si traduce in un rombo sordo, forse più accattivante di quello allo scarico.
Il motore sale di giri, nell'intervallo 5000-5500, il grido desmodromico si fa davvero rauco e brutale.
La cattiveria che si sprigiona nella fase di aspirazione è udita prevalentemente da chi ci precede, essendo i due cornetti di aspirazione rivolti in avanti. In più di un'occasione ho visto persone voltarsi spaventate dall’aggressività del motore in rombante progressione... "

Addirittura le soste ai semafori diventano occasioni per gustare le melodiose note dei vari organi pulsanti in movimento:
"...il tintinnio di quell'organo in movimento (la frizione a secco) è musica per le mie orecchie. Il massimo della melodia, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, lo si ottiene a gas nullo, quando il minimo è sottile ed il motore sembra spegnersi da un momento all'altro...in questi istanti, quando il minimo è altalenante, la frizione suona come non mai e le soste ai semafori non sono poi così lunghe e noiose..."

bel articolo

DesmoChicco
00venerdì 6 gennaio 2006 19:43
già letto e salvato da qualche parte... all'inizio della mia carriera da Ducatista... proprio un articolo reale!! Grasssssie per averlo riportato!!
Ed è tutto vero!!
desmoandy
00venerdì 6 gennaio 2006 19:57
..ottima lettura...gratificante dire!!!Sai chi l'ha scritta??? [SM=x35608]
Il Rosc
00venerdì 6 gennaio 2006 19:59
bello

ispanico73
00venerdì 6 gennaio 2006 20:35
era sul sito ufficiale ducati ..non ricordo l'indirizzo.
c'era altra roba interessante
ispanico73
00venerdì 6 gennaio 2006 20:47
fatals
00venerdì 6 gennaio 2006 20:50
molto interessante
desmoandy
00venerdì 6 gennaio 2006 20:54
...molto interessante Ispanico...grazie!!! [SM=x35608]
Spike1985
00venerdì 6 gennaio 2006 22:19
Si ma..
è un pò che nn si vince più in SB E SS...
.Camus.
00venerdì 6 gennaio 2006 22:19
Io non la penso proprio così, però è interessante, anche se di parte... [SM=x35608]
-SpoonMan-
00sabato 7 gennaio 2006 08:32
Io proporrei una STANDING OVATION per la nostra GRANDE passione: DUCATI!!!!

Ciao
dinross@libero.it
00sabato 7 gennaio 2006 09:18
Bella lettura
Mr.Grey
00sabato 7 gennaio 2006 11:53
grazie ispanico! io non l'avevo mai letto questo articolo, ora me lo sono salvato [SM=x35579] ! DUCATI PER SEMPRE [SM=x35582] !!!
-harrier-
00sabato 7 gennaio 2006 12:46
seconda parte
Nella prima parte abbiamo piacevolmente osservato quali, quante e perchè siano le differenze a livello di motore fra una Ducati e una Giapponese: siamo pronti per passare al telaio.

"Scheletro della moto; struttura del veicolo, ricettacolo d'ogni sollecitazione derivante dalla guida e dal motore"

Ci pensate?
Considerando il peso del pilota, magari quello del passeggero, e quello della moto stessa, una frenata può scaricare sul telaio e le sue parti sforzi che arrivano facilmente a una tonnellata!
Non è certo compito leggero imbrigliare tutti i cavalli erogati dal robusto bicilindrico pompone e permettere che si scarichino a terra correttamente!

Dal telaio dipende la manovrabilità della moto, requisito essenziale per una guida efficiente e sicura in ogni condizione d'impiego, anche nelle emergenze.

Parole chiave per riassumere le doti richieste al telaio: RIGIDEZZA E LEGGEREZZA.

Queste due parole, indicatrici di due proprietà parzialmente in antitesi, sono l'ossessione di ogni telaista, come più generalmente, di ogni strutturista: come assicurare una risposta adeguata alle sollecitazioni flessionali e torsionali ovvero mantenere perfettamente complanari le ruote, senza compromettere il comportamento dinamico stesso della moto con un peso eccessivo?
E che dire della sicurezza?
La storia recente della tecnica motociclistica ha visto una diffusa affermazione delle leghe leggere (alluminio) come materiale per i telai motociclistici, soprattutto sotto forma di elementi scatolati, estrusi o pressofusi.
Oggi è frequente l'utilizzo, nelle moto sportive e supersportive, di telai in lega leggera a doppia culla laterale, ossia doppia trave portante: molti costrttori cercano così di raggiungere leggerezza e rigidezza sfruttando il basso peso specificointrinseco del materiale e un generoso dimensionamento delle sezioni.

Ducati, manco a dirlo, ha un telaio UNICO: traliccio tubolare in acciaio e motore come elemento stressato.
E' l'unica Casa a produrre tutte le sue moto con questo tipo di telaio.
E ad averlo portato nel WSB, dove miete un mondiale dietro l'altro a discapito dei "supertecnologici" travi in lega leggera...
Il nostro non è un telaio, è una scultura, un'opera d'arte; quando agli inizi degli anni '80 il mitico ing. Taglioni lo introdusse in Ducati, era consapevole della pietra miliare e del simbolo creato.

La sua bellezza ha addirittura ispirato una moto che lo mostra interamente e che è diventata rapidamente il simbolo mondiale di un'intera categoria, la naked.
Ovviamente parliamo del Monster, giunto proprio ora alla sua terza generazione mantenendo il suo caratteristico e inconfondibile look.

La teoria su cui è basato, la struttura a traliccio, permette di sfruttare al massimo le capacità di rigidezza del materiale; in pratica ogni tratto del traliccio (asta) è sollecitato, grazie alla geometria a nodi, solo lungo il suo asse, ovvero a compressione o trazione.
Le aste sono brevi (e leggeri) tratti tubolari a basso spessore.
La struttura reticolare comporta un gran numero di corti cordoni di saldatura: in un telaio Ducati ci sono in media 10÷15 metri di cordoni di saldatura e questo rende necessario un robusto know-how progettuale e un'altissima specializzazione nella produzione.
Inoltre non è adatto a tutti i tipi di motore: un propulsore avvolto da ogni lato da una struttura a traliccio sarebbe inaccessibile!
Invece il Pompone si adatta perfettamente ad ospitare, nella sua parte superiore, il traliccio.
Infine, il motore stesso è , con il suo robustissimo basamento, elemento stressato, ovvero contribuisce, essendo parte del telaio, ad aumentarne la rigidezza. In alcuni modelli il motore ospita addirittura il fulcro del forcellone posteriore!
La scelta del materiale è pilotata fortemente dalla saldatura: l'acciaio più adatto deve accettare di buon grado i cordoni di saldatura, senza creare tensioni residue, e diventare un corpo unico (si tratta di un acciaio ad alta elasticità).

Dunque, anche a livello di telaio, troviamo altre preziose peculiarità che contribuiscono a portare alle stelle l'esclusività delle nostre moto rispetto alle "massificate" concorrenti nipponiche.
Possiamo concludere che, anche se oggettivamente si tratta sempre dello stesso prodotto catalogato e conosciuto come "moto", le moto Ducati trasmettono sensazioni completamente diverse e uniche.
Speriamo di aver reso più consapevoli i Ducatisti e meno diffidenti i fautori dell moto giapponesi, contro i quali ci auguriamo di continuare a batterci sportivamente sui circuiti e sui mercati di tutto il mondo.
fatals
00sabato 7 gennaio 2006 12:53
a vabbè allora aspettiamo la terza parte! :-D
monsteric
00sabato 7 gennaio 2006 14:06
Re:
Scritto da: ispanico73 06/01/2006 18.22
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>
> Le Ducati non sono confrontabili con le moto gia
> pponesi: sono due razze diverse, due universi paralleli.

> Cominciamo con l'origine: le moto di Borgo Panigale n
> ascono, fin dall'inizio, come strumenti di vittoria,
> armi votate al dominio nelle competizioni senza
> compromessi, avviate poi alla produzione di serie.
> Al contrario i mezzi giapponesi nascono come "mezzi
> di trasporto": logica razionale, economia e produzione
> in massa sono sempre state le parole d'ordine delle
> case nipponiche.
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...ed eccola qui l'origine della Ducati, uno strumento di vittoria, un'arma votata al dominio nelle competizioni senza compromessi...altro che un "mezzo di trasporto" logico e razionale... [SM=x35580] [SM=x35580] [SM=x35584] [SM=x35584]

Andre-Desmo
00domenica 8 gennaio 2006 13:34
beh.... x quanto rigurada il desmo...

le porsche anni 50 lo montavano [SM=x35577]

E per quanto io sia ducatista convinto (e mai e poi mai cambierei il mio valvoline carbu x una jappa di pari categoria) al giorno d'oggi con i moderni materiali di costruzione, il sistema tradizionale di alzata delle valvole è anche migliore al nostro amato desmo.


M4N
00lunedì 9 gennaio 2006 00:25
Aricolo sicuramente datato!


Son passati quei tempi, e sopratutto non illudiamoci che ducati faccia solo cavalli da corsa. Baggianate.
DesmoAccanito
00lunedì 9 gennaio 2006 11:03
Gli altri sistemi di comando valvola sono semplicemente diversi dal desmo, con il livello tecnologico raggiunto negli ultimi hanni, non si può parlare più di migliore o peggiore in senso assoluto, bensì di più o meno adatto ad un certo tipo di esigenze...

Per quanto riguarda ciò che diceva M4N, io penso che i tempi siano cambiati, ma nel senso che ora, sia il mercato che il know how di ogni industria, siano diversi da quelli di una ventina di anni fa ed è anche normale non assistere al predominio di una sola azienda.

La Ducati, inoltre, "non" fa più solo cavalli da corsa, ma almeno considera che non si mette a produrre cinquantini e scooteroni.
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