seconda parte
Nella prima parte abbiamo piacevolmente osservato quali, quante e perchè siano le differenze a livello di motore fra una Ducati e una Giapponese: siamo pronti per passare al telaio.
"Scheletro della moto; struttura del veicolo, ricettacolo d'ogni sollecitazione derivante dalla guida e dal motore"
Ci pensate?
Considerando il peso del pilota, magari quello del passeggero, e quello della moto stessa, una frenata può scaricare sul telaio e le sue parti sforzi che arrivano facilmente a una tonnellata!
Non è certo compito leggero imbrigliare tutti i cavalli erogati dal robusto bicilindrico pompone e permettere che si scarichino a terra correttamente!
Dal telaio dipende la manovrabilità della moto, requisito essenziale per una guida efficiente e sicura in ogni condizione d'impiego, anche nelle emergenze.
Parole chiave per riassumere le doti richieste al telaio: RIGIDEZZA E LEGGEREZZA.
Queste due parole, indicatrici di due proprietà parzialmente in antitesi, sono l'ossessione di ogni telaista, come più generalmente, di ogni strutturista: come assicurare una risposta adeguata alle sollecitazioni flessionali e torsionali ovvero mantenere perfettamente complanari le ruote, senza compromettere il comportamento dinamico stesso della moto con un peso eccessivo?
E che dire della sicurezza?
La storia recente della tecnica motociclistica ha visto una diffusa affermazione delle leghe leggere (alluminio) come materiale per i telai motociclistici, soprattutto sotto forma di elementi scatolati, estrusi o pressofusi.
Oggi è frequente l'utilizzo, nelle moto sportive e supersportive, di telai in lega leggera a doppia culla laterale, ossia doppia trave portante: molti costrttori cercano così di raggiungere leggerezza e rigidezza sfruttando il basso peso specificointrinseco del materiale e un generoso dimensionamento delle sezioni.
Ducati, manco a dirlo, ha un telaio UNICO: traliccio tubolare in acciaio e motore come elemento stressato.
E' l'unica Casa a produrre tutte le sue moto con questo tipo di telaio.
E ad averlo portato nel WSB, dove miete un mondiale dietro l'altro a discapito dei "supertecnologici" travi in lega leggera...
Il nostro non è un telaio, è una scultura, un'opera d'arte; quando agli inizi degli anni '80 il mitico ing. Taglioni lo introdusse in Ducati, era consapevole della pietra miliare e del simbolo creato.
La sua bellezza ha addirittura ispirato una moto che lo mostra interamente e che è diventata rapidamente il simbolo mondiale di un'intera categoria, la naked.
Ovviamente parliamo del Monster, giunto proprio ora alla sua terza generazione mantenendo il suo caratteristico e inconfondibile look.
La teoria su cui è basato, la struttura a traliccio, permette di sfruttare al massimo le capacità di rigidezza del materiale; in pratica ogni tratto del traliccio (asta) è sollecitato, grazie alla geometria a nodi, solo lungo il suo asse, ovvero a compressione o trazione.
Le aste sono brevi (e leggeri) tratti tubolari a basso spessore.
La struttura reticolare comporta un gran numero di corti cordoni di saldatura: in un telaio Ducati ci sono in media 10÷15 metri di cordoni di saldatura e questo rende necessario un robusto know-how progettuale e un'altissima specializzazione nella produzione.
Inoltre non è adatto a tutti i tipi di motore: un propulsore avvolto da ogni lato da una struttura a traliccio sarebbe inaccessibile!
Invece il Pompone si adatta perfettamente ad ospitare, nella sua parte superiore, il traliccio.
Infine, il motore stesso è , con il suo robustissimo basamento, elemento stressato, ovvero contribuisce, essendo parte del telaio, ad aumentarne la rigidezza. In alcuni modelli il motore ospita addirittura il fulcro del forcellone posteriore!
La scelta del materiale è pilotata fortemente dalla saldatura: l'acciaio più adatto deve accettare di buon grado i cordoni di saldatura, senza creare tensioni residue, e diventare un corpo unico (si tratta di un acciaio ad alta elasticità).
Dunque, anche a livello di telaio, troviamo altre preziose peculiarità che contribuiscono a portare alle stelle l'esclusività delle nostre moto rispetto alle "massificate" concorrenti nipponiche.
Possiamo concludere che, anche se oggettivamente si tratta sempre dello stesso prodotto catalogato e conosciuto come "moto", le moto Ducati trasmettono sensazioni completamente diverse e uniche.
Speriamo di aver reso più consapevoli i Ducatisti e meno diffidenti i fautori dell moto giapponesi, contro i quali ci auguriamo di continuare a batterci sportivamente sui circuiti e sui mercati di tutto il mondo.