La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10

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sebirossi76
00martedì 17 maggio 2011 08:29
La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
I giovani italiani sono quelli che in tutta Europa considerano meno attraente l'opzione dell'istruzione universitaria. E continuano a preoccuparli il lavoro che non si trova e la paga quasi mai adeguata alle spese per mantenersi. I risultati dell'indagine di Eurobarometro su aspirazioni e timori di 30 mila ragazzi europei tra 15 e 35 anni. TABELLA: la classifca europea

di FEDERICO PACE
Forse perché il lavoro continua a essere una risorsa sempre più introvabile. Forse perché non c'è una sufficiente informazione sui vantaggi concreti, seppure meno significativi di quanto non fossero in passato, che ancora può offrire. Forse perché la delusione per le sempre minori opportunità che vengono offerte loro è ormai il sentimento più radicato. Sta il fatto che i ragazzi italiani sono quelli che in Europa, tra i loro coetanei, guardano con meno interesse all'istruzione universitaria. Il risultato emerge dall'indagine di Eurobarometro che ha sentito più di trentamila giovani con un'età compresa tra 15 e 35 anni per capirne preoccupazioni e aspirazioni.

In Italia quattro su dieci, di questi giovanissimi e meno giovani, pensa che l'istruzione universitaria non sia una soluzione appetibile. E' il dato più alto di tutta Europa. Quasi il doppio dei valori medi che, in tutti e 27 gli stati membri, raggiunge appena il 20 per cento. Anche in Francia, a dire il vero, le percentuali sono preoccupanti (il 35 per cento) e in parte anche in Spagna (il 23 per cento). Molto diverse le proporzioni invece negli altri paesi. In Danimarca quelli che non la considerano attraente sono solo il 7 per cento e la quasi totalità guarda a essa come a una chance concreta. Così come accade, ad esempio, in Norvegia, Belgio, Germania, Repubblica Ceca e Olanda (vedi tabella).

Le convinzioni dei più giovani. Se si osservano i dati complessivi europei, nella scomposizione per ambiti socio-demografici, si scopre che sono soprattutto i giovanissimi a essere più attratti da un'opzione di questo tipo. Nella media europea, la considerano una scelta interessante l'81 per cento dei ragazzi con un'età compresa tra 15 e 19 anni. La percentuale scende al 75 per cento per quelli che invece hanno un'età compresa tra 25 e 35 anni.

Il lavoro sempre più lontano. L'occupazione è per i giovani come un enigma privo di soluzione. Con quasi un terzo di loro alla ricerca vana di un posto, sono comprensibili le risposte date riguardo i timori relativi all'occupazione. La più frequente quella di non riuscire a trovare un impiego nella città in cui si vive o nella regione di residenza. La dà come prima risposta il 30 per cento dei ragazzi europei a cui si aggiunge un altro 23 per cento che la indica come seconda risposta.

C'è poi la preoccupazione di non riuscire a trovare un impiego nell'ambito del proprio percorso formativo. La propone come prima riposta il 22 per cento e come seconda il 19 per cento. Crea apprensione pure il livello della paga. Il venti per cento di loro segnala come primo timore proprio la difficoltà di trovare una retribuzione adeguata ai costi per mantenersi, mentre per un altro 22 per cento è la seconda risposta.

La coerenza degli studi. I pensieri dei ragazzi italiani, in questo ambito, sono simili a quelli dei loro coetanei europei. Semmai, c'è un ancora più acuto timore riguardo alla possibilità di trovare un impiego coerente con il proprio percorso di studio. Da noi infatti, tra prima e seconda risposta, lo indica il 50,7 per cento. La disponibilità di un posto nella città o nelle regione di residenza arriva al 50,3 per cento (ciascuno poteva segnalare più risposte). Quanto allo stipendio è l'ansia maggiore per il 37,1 per cento dei ragazzi. A questo si aggiunga che un altro 26,2 per cento (tra prima e seconda risposta) dice di non conoscere il tipo di offerte di lavoro davvero disponibili sul mercato dell'occupazione.

Il mancato orientamento. Gli studenti italiani sono quelli che giudicano con maggiore severità le attività di orientamento e counselling ricevute durante il percorso scolastico sulle opportunità formative successive e sugli sbocchi occupazionali. Sono meno di un quarto quelli che danno infatti un giudizio positivo ai servizi e alle strutture che li hanno supportati. La media europea è il doppio. Più insoddisfatti degli italiani sono solo i turchi.

Desiderio e necessità. Quando alla volontà di lavorare in un altro paese europeo le cose si fanno più complesse. Il 31,3 per cento dei ragazzi europei dice di volere svolgere una professione in un'altra nazione, ma per un limitato periodo di tempo. Sono invece il 26,2 per cento quelli che desiderano farlo per una più ampia fase della propria vita. In Italia i numeri sono inferiori. Il 55,4 per cento dice di non desiderare una soluzione di questo tipo. Solo il 14,1 per cento guarda a questa opzione in maniera favorevole anche se si trattasse di una scelta per una significativa porzione di tempo della propria vita. Un altro 23,9 per cento, invece, sarebbe intenzionato a farlo ma solo per un breve periodo.

Gli studi all'estero e i costi. Quanto agli studi, chi va fuori dai confini nazionali per percorsi scolastici e formazione, lo fa per lo più con fondi privati. In tutta Europa ricorre ai propri capitali il 65 per cento. Gli altri ricorrono a fondi o borse di studio offerte da istituzioni europee, nazionali e regionali o da imprese. In Italia chi si paga da la propria permanenza è il 69 per cento. All'opposto, c'è invece la Norvegia dove solo il 40 per cento è costretto a pagarsi da sé percorsi di studio all'estero.

Imprenditorialità e aspirazioni. C'è poi la questione della disponibilità e del desiderio di avviare una propria impresa. In Europa il 43 per cento dei giovani è pronto a puntare su un progetto imprenditoriale. Una simile proporzione (42 per cento) non ha questa ambizione perché troppo rischiosa, troppo complicata o perché è troppo difficile accedere ai finanziamenti necessari. In Italia, e forse anche questo è un altro dato che dà da pensare e che meriterebbe un maggiore approfondimento, sono molti meno quelli che intravedono per sé un'attività in proprio. Solo il 27 per cento. Il dato, anche questo, è il più basso di tutta Europa.

TABELLA: la classifca europea
[fonte: larepubblica]
sebirossi76
00martedì 17 maggio 2011 08:30
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
Qui trovate l articolo e la tabella
http://miojob.repubblica.it/notizie-e-s ... ef=HREC2-1
Frenk
00martedì 17 maggio 2011 09:59
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
Si, mi sembra logico.

Il livello dell'istruzione in Italia, che pur ha numerosissimi centri d'eccellenza, è tuttavia molto basso.

Le scuole non ti formano e le università non ti preparano alla vita reale.

A breve non si andrà via dall'Italia solo per trovare lavoro, ma anche per studiare.

Perchè non dimentichiamoci che forse più importate di un posto di lavoro tranquillo è la preparazione che si riceve a scuola ed all'università.

Questo si aggiunge alla marea di altri articoli ed studi interessanti, ma che trova un invincibile nemico nella sordità di chi nega tutto.
ducatistapercaso
00martedì 17 maggio 2011 10:02
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
l'università italiana ........ lasciamo stare che l'è mei
gavin
00martedì 17 maggio 2011 11:18
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
oggi come oggi è solo un pezzo di carta...il lavoro lo impari sul campo
Frenk
00martedì 17 maggio 2011 11:26
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
Si, il lavoro lo imprari sul campo, ma se hai "alte aspirazioni", il titolo comunque serve.

E' il senso della Laurea che è perso, non la sua necessità.
gavin
00martedì 17 maggio 2011 11:35
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
"Frenk":

Si, il lavoro lo imprari sul campo, ma se hai "alte aspirazioni", il titolo comunque serve.

E' il senso della Laurea che è perso, non la sua necessità.



alte aspirazioni? o sei un genio con 110 e lode che hai il culo di entrare in una multinazionale...oppure evoglia a prenderti doppia e tripla laurea...arrivi a 40 anni senza nessuna esperienza sul campo e senza un euro in tasca....se uno veramente vale come cervello vale a prescindere dalla laurea ( che ti apre solo qualche porticina in più)
sebirossi76
00martedì 17 maggio 2011 11:37
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
"gavin":

oggi come oggi è solo un pezzo di carta...il lavoro lo impari sul campo


Ma dipende da cosa vuoi fare da grande
Se ti accontenti del posto statale potrei anche darti ragione (visto e considerato la posizione socio economica Dell italiano medio), se aspiri ad altro e' necessaria anzi indispensabile come percorso formativo per gli aspiranti che non si accontentano del lavoro scalda poltrona ;)
Frenk
00martedì 17 maggio 2011 11:53
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
"gavin":

"Frenk":

Si, il lavoro lo imprari sul campo, ma se hai "alte aspirazioni", il titolo comunque serve.

E' il senso della Laurea che è perso, non la sua necessità.



alte aspirazioni? o sei un genio con 110 e lode che hai il culo di entrare in una multinazionale...oppure evoglia a prenderti doppia e tripla laurea...arrivi a 40 anni senza nessuna esperienza sul campo e senza un euro in tasca....se uno veramente vale come cervello vale a prescindere dalla laurea ( che ti apre solo qualche porticina in più)



si hai ragione!

Nel senso che molto dipende anche dalle aspirazioni del singolo.

Io non mi ritengo un genio, ma ho preso 110 e lode e le cose mi vanno abbastanza bene, lavorativamente parlando.

Ma è uno sbattimento allucinante, perchè a volte mi chiedo chi me lo faccia fare.
gavin
00martedì 17 maggio 2011 12:28
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
ma cosa intendi per alte? diventare il capo della fabbrica xxxx e guadagnare 50000€ al mese?
Frenk
00martedì 17 maggio 2011 13:24
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
No, dico se uno vuole impegnarsi seriamente nella vita. Il mio parametro non sono i soldi, ma le ambizioni.

Uno che studia, si laurea e va a lavorare nell'azienda della famiglia o uno che cerca un posto sicuro dalle 9 alle 18, per me non ne ha.

Se uno invece è disposto a sbattersi, a trasferirsi per andare in contro a qualcosa di stimolante, invece si.

Ovvio sono entrambe scelte rispettabili, ma che ribaltano il punto di vista sulla qurstione dell'importanza dello studio.
gavin
00martedì 17 maggio 2011 13:38
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
frenk il discorso va preso + alla lunga...uno può avere tutte le ambizioni che vuoi ma non tutti siamo fortunati a fare un lavoro che ci piace e che ci soddisfa....certo la preparazione conta ma ci vuole anche molta fortuna....ti ho fatto l'esempio dei 40 enni senza un euro in tasca con 2 lauree a spasso....come ci sono quelli che han cominciato a lavorare a 18 anni ma hanno sale in zucca e magari gestiscono un'azienda familiare....
io purtroppo non ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace nel senso stretto della parola ( mi sarebbe piaciuto lavorare nel campo dei motori o della musica) ....ma bado molto alla qualità della vita....faccio le mie 8 ore e il tempo libero lo investo nelle mie passioni e mi sta bene cosi....
ritornando al discorso lauree, cè ancora un abisso tra l'università e il mondo del lavoro e ripeto il lavoro lo impari sul campo, non certo a imparare a memoria i codici del diritto o le dimostrazioni di matematica
Frenk
00martedì 17 maggio 2011 13:43
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
Sono assolutamente d'accordo con quello che dici, sia sul mio discorso in generale, che su quello della laurea!

Infatti io sono stato un bravo studente all'università, studiavo cose che mi interessavano ecc. Ma poi mi sono laureato, mi sono trasferito dopo un mese a Milano ed in brevissimo tempo mi sono accorto che era stato tutto inutile quello che avevo studiatio ed ho dovuto cominciare da capo, ma senza quel pezzo di carta non avrei trovato il mio primo lavoro.

Poi, andando avanti le cose cambiano, perchè inizia a contare di più quello che hai fatto lavorativamente più dei tuoi titoli.
Ma all'inizio è un problema.
Hoilcertificato
00martedì 17 maggio 2011 14:14
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
della mia esperienza posso dire di aver frequentato in tutto 3 corsi veramente entusiasmanti all'università. il migliore in assoluto quello del prof. Ugo Ruffolo (forse qualcuno se lo ricorda a mi manda rai 3) col quale poi mi sono laureato. non esagero nel dire che è stato un corso all'avanguardia più a livello di master che di corso: casi pratici..processi simulati..partecipazione attiva di tutti e una schiera di collaboratori veramente validi e aggiornatissimi.
questa l'eccezione alla regola perchè la maggior parte dei corsi erano meramente accademici dove il prof si limitava a ripetere gli stessi concetti del libro senza molto entusiasmo. spesso le lezioni migliori più che certi lanuginosi professori le facevano gli assistenti..più motivati e interessanti.
Frenk
00martedì 17 maggio 2011 14:26
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
Che mito Ruffolo!!!!

Lo adoro, è un grande!
Hoilcertificato
00martedì 17 maggio 2011 14:30
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
eheheh §42§
Hoilcertificato
00martedì 17 maggio 2011 16:17
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
La cosa che osservavo è che spesso mancava empatia tra docenti e studenti. Quante volte sarà capitato anche a voi che alla fine di una lezione noiosa il professore ha pronunciato la fatidica domanda “ci sono domande”? E tutti stavano zitti? Questo capitava nella maggior parte dei corsi eccetto i pochi interessanti che citavo prima e che erano una fucina di dibattiti. isole felici che si contano sulle dita di una mano. Eppure i ragazzi erano gli stessi… ecco io professori che non riescono a far nascere in chi ascolta nemmeno una curiosità..la voglia di fare una domanda su argomenti cui LORO hanno dedicato la vita li caccerei tutti. purtroppo l’università è stata più un esamificio che un vero centro di formazione.
ducatistapercaso
00martedì 17 maggio 2011 20:25
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
L'università italiana è organizzata in maniera pedestre ....
E' improntata più su di un lavoro meramente teoretico che pratico , come diceva gavin .
Insomma non ti insegna a far nulla .... ti indottrina di concetti ( nella migliore delle ipotesi ) ma non ti insegna ad applicarli al concreto . Tutto rimane sul piano mentale .Vedi giurisprudenza , economia ad esempio .
Situazione totalmente opposta in america , dove la pratica è elemento essenziale fin dai primi anni .
ducatistapercaso
00martedì 17 maggio 2011 20:27
Re: La laurea? Italiani disincantati non ci credono 4 su 10
questo è il modesto parere , ovviamente . :)
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