Tra sabato e domenica fatta con mio amico Luca la 100 km dei forti tra Folgaria e Lavarone. Si chiama “dei forti” perché si snoda lungo sentieri della grande guerra tra fortini austriaci e trincee. Ma secondo me anche perché bisogna essere forti come pezzi di mandorlato per affrontarla. Oltre che nascere gentiluomini d’altri tempi. E noi, modestamente, lo nacquimo!
Si parla di un pacchetto di km di montagna che schianterebbero Cipollini come un novellino alle primissime armi. Ieri siamo partiti dal Passo del Sommo. Riscaldamento con una bella salita che correva lungo la seggiovia costeggiando placide piste da sci in attesa della prima neve. Ci siamo fermati a Forte Sommo Alto a guardare il panorama sulla Marmolada incuranti del vento d’alta quota che ci sferzava i fieri volti. Imperturbati dagli elementi e animati soltanto dal sacro fuoco sportivo abbiamo allora inforcato le fide bici a noleggio per gettarci a capofitto lungo il passo Coe, spettinando raccoglitori di funghi e tranquille famigliole di vacanzieri. Superata baita sette camini ci siamo infilati per la sperduta valle dei Campiluzzi in uno scenario naturale entusiasmante MA scendendo notevolmente di quota. Tutto andava bene
. L’aria era fresca, l’aria era buona e cominciava a stimolarci l’appetito. Finchè dopo una galleria scavata a mani dai soldati nella viva roccia è arrivata inaspettata, non voluta e soprattutto non prevista in quanto non segnalata nella mappa una salita sterrata di 9 km che si avvitava su per un monte del quale non si vedeva la cima. Dal basso si notava solo un cappello di nuvole e di corvi. Questo monte fottuto pareva uscito dalla fiaba di Topolino e del fagiolo magico mi spiego. Io e Luke the Duke a quel punto eravamo senza acqua senza mars senza ritter sport. Senza un beato cazzo a parte noi stessi e la nostra forza d’animo. Non c'era nemmeno un torrente o dei cardi selvatici per sfamarci che di solito ci sono sempre in montagna. Le mucche scomparse. Le malghe pure. I cercatori di funghi andati. Nessuna traccia nemmeno del bel sentiero battuto e cosparso da un comodo tappeto di aghi di pino che avevamo pedalato con scioltezza fino a quel momento. C’eravamo solo noi, le bici e la sfida fatta di ghiaia, pietroni, crepacci e 1000 metri di dislivello che ci si poneva di fronte. Iniziammo a pedalare. Ma senza risultato. Sembrava che La Cosa fosse lì a gettarci altre pietre sotto le ruote. Schizzavano come dischi da hockey. Ci alzammo allora in piedi sui pedali come stambecchi. Ma ogni affondo ci faceva avanzare solo di pochi centimetri. Il terreno sconnesso non aiutava. Iniziammo a sudare. Passarono i quarti d’ora. Poi passarono le mezz’ore. Il sole batteva inesorabile sul viso. Il vento spaccava le labbra arse dalla sete. La faccia una maschera di sale. Non si poteva tornare. Solo andare oltre la fatica. Salire, arrampicarsi, entrare in quella dimensione metafisica che fino a ieri era abitata soltanto da Felix Baumgartner. A un certo punto mi sembrava di avere le gambe piene di elio e la bici farsi leggera come una mongolfiera. Il calo di zuccheri era tale che ho visto cannoli siciliani pedalarmi di fianco su bici di marzapane e Winny Pooh corrermi vicino porgendomi un vasetto di miele. Ma non mi raggiungeva mai. Quello stronzetto aveva le gambe troppo corte oppure voleva soltanto prendersi gioco di me. Sono arrivato al Rifugio Rumor che parlavo lingue sconosciute, non sapevo piu articolare le vocali e infatti ho biascicato la parola che ne conteneva meno: spatzl.
Mi è arrivato un piatto di gnocchetti verdi con speck burro fuso salvia e grana. Il calore che emanava mi ha riscaldato il cuore. Il primo boccone mi ha fatto inumidire gli occhi. al secondo e terzo lacrimavo come un vitello
. Una moretti gelata era nettare d’ambrosia per le mie fauci appassite. Poi di nuovo in sella e di nuovo lacrime ma stavolta di dolore al contatto del sellino su un paio di chiappe infuocate e bisognose di una secchiata d’acqua gelida o di pasta fissan. L’ultimo sforzo fino al valico a 1800 metri. Poi giù. Finalmente si scollina. Finalmente a casa. Doccia e aspirina.
Buona 100 km dei forti a tutti!