Re: Sprofonda Italia
"Frenk":
Lunedì c'è il referendum a Mirafiori (è stato spostato giusto?)
Voi cosa ne pensate?
Io trovo la questione molto complessa, affascinante ed epocale.
Non ho ancora un'idea precisa su cosa potrei votare francamente; per ora sono arenato sul No, ma non sono un operaio che guadagna 1.200 € al mese e non ho una famiglia da mantenere.
Oggi è il giorno del referendum.
SALARI E OCCUPAZIONE, LE CONSEGUENZE DI MIRAFIORI
di Paolo Manasse 12.01.2011 da la voce.info
Il dibattito sul piano Fiat si è finora concentrato sugli aspetti di democrazia sindacale e ha ignorato gli effetti macroeconomici. Cosa accadrebbe a occupazione e salario reale se l'accordo venisse esteso all'intero sistema di relazioni industriali dell'economia? Bisogna distinguere tra un prima e un dopo gli investimenti. Nel breve termine, il salario reale tenderà a ridursi e l'occupazione ad aumentare. Nel medio periodo, una volta effettuati gli investimenti, anche i salari dovrebbero aumentare insieme all'occupazione.
Mirafiori, verniciature - © 2011 FIAT S.p.A
Nei prossimi giorni i lavoratori di Mirafiori saranno chiamati ad approvare o a rifiutare con un referendum il nuovo contratto di lavoro siglato da Fiat e da varie rappresentanze sindacali, ma respinto dalla Fiom. Il dibattito sullo scambio tra nuovo contratto di lavoro e nuovi investimenti si è per lo più concentrato sugli aspetti di democrazia sindacale. Un sistema di relazioni industriali di buon senso vorrebbe che a negoziare i contratti fossero rappresentanti eletti dai lavoratori, e non che la firma di un contratto, da parte di sindacati non si sa quanto rappresentativi in azienda, conferisse loro la rappresentanza dei lavoratori a cui si applica il contratto.
Sull’argomento ha scritto in maniera convincente Tito Boeri sulla Repubblica del29 dicembre . In breve, le preoccupazioni dell’azienda torinese si possono spiegare con quello che gli economisti chiamano il problema di hold up nelle negoziazioni. Prima di aver effettuato gli investimenti, il potere negoziale della Fiat è molto alto, perché può credibilmente minacciare di trasferire la produzione all’estero se le sue richieste non sono accolte; ma dopo aver realizzato gli investimenti, la minaccia non è più credibile perché andarsene sarebbe troppo costoso. Dunque, la posizione negoziale della Fiat diventa molto debole, ed è di qui che nasce l’esigenza di cautelarsi rispetto a chi rappresenterà i lavoratori una volta effettuati gli investimenti.
CONSEGUENZE MACROECONOMICHE
Il dibattito ha però in larga misura ignorato le conseguenze economiche del piano Fiat. Cosa accadrebbe a occupazione e salario reale se il piano venisse esteso all’intero sistema di relazioni industriali dell’economia? La risposta è che, anche in questo caso, si deve distinguere tra un prima e un dopo (gli investimenti). Nel breve termine, il salario reale tenderà a ridursi e l’occupazione ad aumentare. Nel medio periodo, una volta effettuati gli investimenti, anche i salari dovrebbero aumentare insieme all’occupazione.
Vediamo perché. Innanzitutto, occorre definire cosa si debba intendere per “contratto Fiat” e anche quale schema di riferimento teorico vogliamo adottare, in questo caso modello di salari efficienza di Shapiro e Stiglitz. (1)
Per “contratto Fiat” intendo questo: inizialmente, l’impresa introduce un meccanismo di disciplina che riduce le pause di lavoro e prevede controlli più severi per congedi, malattie e assenze. In un secondo tempo, l’impresa effettua investimenti produttivi che aumentano la produttività del lavoro. Il primo effetto del nuovo contratto è di rendere più facile scovare il lavoratore assenteista, per il quale il rischio del licenziamento aumenta: dunque è sufficiente un salario più basso per convincere i lavoratori a essere produttivi senza rischiare il licenziamento. Risultato: si indebolisce la posizione contrattuale dei lavoratori e il salario reale si riduce. Ciò rende più conveniente all’impresa assumere nuovi lavoratori. Dunque nel breve periodo, l’occupazione cresce e i salari reali calano.
In un secondo tempo, gli investimenti della Fiat accrescono la produttività del lavoro, permettendo all’impresa di pagare un salario maggiore a parità di occupati. La domanda di lavoro da parte dell’impresa aumenta: questo effetto produce una ulteriore crescita dell’occupazione e porta ora anche a un aumento del salario reale.
Conclusione: è ragionevole pensare che il nuovo contratto comporterà un aumento dell’occupazione, sia nel breve che nel medio termine, mentre la riduzione del salario reale, dovuta al peggioramento della posizione contrattuale dei lavoratori, sarà transitoria e tenderà a essere riassorbita quando verranno effettuati i nuovi investimenti.
APPENDICE
Il modello di Shapiro e Stiglitz (1984) ben si presta a rispondere alla nostra domanda. Il modello, illustrato nel grafico sottostante, consiste in due curve. La curva inclinata negativamente (Ld) rappresenta la domanda di lavoro delle imprese, e mette in relazione il numero di lavoratori assunti (NL, sulle ascisse) e il salario reale (w, sulle ordinate): tanto più il salario è alto, tanto meno lavoratori le imprese desiderano impiegare. La seconda curva (NSC, No Shirking Condition), inclinata positivamente, descrive la condizione che induce i lavoratori a impegnarsi sul lavoro, aumentandone la produttività, piuttosto che cercare di “imboscarsi”. Se l’occupazione è bassa (e la disoccupazione alta) sarà difficile trovare lavoro se si viene licenziati, e dunque basterà un salario relativamente basso a convincere il lavoratore a essere produttivo. Al contrario, se l’occupazione è elevata, lo spauracchio del licenziamento funziona meno, perché sarà comunque facile trovare un lavoro alternativo: sarà allora necessario un salario più elevato per convincere il lavoratore a impegnarsi sul lavoro. Per tali ragioni la curva NSC è inclinata positivamente.
Nel modello, il salario e l’occupazione vengono determinati quando entrambe le due relazioni sono contemporaneamente soddisfatte, nel punto di intersezione Q. Il primo effetto del nuovo contratto è di rendere più facile scovare il lavoratore assenteista, per il quale il rischio del licenziamento aumenta: dunque è sufficiente un salario più basso per convincere i lavoratori ad essere produttivi senza rischiare il licenziamento: la curva NSC si sposta verso il basso. Risultato: si indebolisce la posizione contrattuale dei lavoratori e il salario reale si riduce. Ciò rende più conveniente all’impresa assumere nuovi lavoratori. Dunque, l’occupazione cresce e i salari reali si riducono. In un secondo tempo, gli investimenti della Fiat rendono più produttivo il lavoro, permettendo all’impresa di pagare un salario maggiore a parità di occupati: la domanda di lavoro aumenta, la curva Ld si sposta verso l’alto. Questo effetto produce un nuovo aumento dell’occupazione e porta ora anche a un aumento del salario.
(1) C. Shapiro, J. Stiglitz, “Equilibrium Unemployment as a Worker Discipline Device”, American Economic Review, 1984.