Re: [Libri] Cosa state leggendo?
sto divorando letteralmente questo:
mi arrischio a usare la parola capolavoro perchè "il potere del cane" è un qualcosa di veramente potente. copio l'ottima recensione di Massimo Carlotto perchè non avrei potuto usare parole migliori. spero di ingolosire qualcuno perchè questo libro è roba grossa..leggetelo, vi darà un calcio in culo!!
Era dai tempi del miglior Ellroy che non si leggeva un romanzo americano così potente e così fedele ai precetti del noir "sociale". "Il potere del cane" di Don Winslow (Einaudi, Stile libero, pp.714, euro 22,00) segna la possibile rinascita del genere negli States. Dopo anni di mera buona scrittura e grande capacità di costruire trame su nulla di interessante o i soliti serial killer che stavano incrinando il rapporto con il pubblico europeo ormai stanco del puro intrattenimento, arriva un romanzo geniale che rimarrà comunque nella storia e nella memoria dei lettori. "Il potere del cane" inizia nel 1975 e termina nel 2004 e racconta come gli Stati Uniti abbiano gestito, facilitato, promosso il narcotraffico per impedire il progresso politico e civile del Centro e Sudamerica e per finanziare le peggiori ghenghe politico-criminali-affaristiche dell'area. Tutto quello che Don Winslow scrive è vero e verificabile. Addirittura la stragrande maggioranza dei delitti e delle operazioni descritte sono pescate a piene mani dalla cronaca. Sono sufficienti le prime 50 pagine per capire che ci si trova di fronte a un romanzo politico, nel senso più puro del termine. L'analisi è impietosa quanto le accuse: i governi, i servizi, le agenzie, le mafie e il Vaticano sono oggetto di un attacco senza precedenti. L'autore non guarda in faccia a nessuno, se ne fotte del politicamente corretto: la necessità di ristabilire la verità gli brucia dentro come una febbre e i fatti si inanellano implacabilmente. E non ne scorda nemmeno uno. Sul Messico corrotto in mano ai narcos poi è così illuminante che gira voce (non smentita dall'interessato) che Winslow non può permettersi il lusso di varcare il confine. La polizia per prima non disdegnerebbe di cacciargli una palla in testa e non si fatica affatto a credere che sia vera. 29 anni di storie terribili. Di sangue sgorgato dalle vene aperte del continente americano per soddisfare le brame imperiali Usa, pallottole che hanno stroncato vite di campesinos, studenti, sindacalisti e intellettuali finanziate dalla righe sniffate da europei e statunitensi in cerca di sballo. Il narcotraffico è stato (ed è) ben più di un semplice business criminale e Winslow ci obbliga a fare i conti anche a sinistra perché la Colombia è sempre lì e nessun gioco di prestigio l'ha fatta scomparire. Ma la logica non è quella del "siamo tutti assassini". Anzi, nella scala della colpevolezza i posti più alti toccano ai cattivi di sempre.
E ancora, a sinistra suggerisce la riflessione che è ora di ritornare a ripensare alla storia di quel continente che ha un posto d'onore nei nostri cuori e hasta siempre Comandante, ma ora voltiamo pagina e guardiamo alla complessità dei fenomeni. E i narcos come le maquiladora messicane e l'influenza suina sono aspetti di un unico sviluppo economico violento e impietoso. E non basterà affidarsi al buon cuore di Obama. Sarebbe un errore imperdonabile considerare "Il potere del cane" un saggio travestito da romanzo. Ci si priverebbe di una lettura importante (imprescindibile per gli appassionati). Questo ex investigatore dalla biografia lacunosa (chissà come mai?) che ha già pubblicato una decina di romanzi (uno solo in Italia, "L'inverno di Frankie Machine") è dannatamente bravo e le oltre settecento pagine si leggono con avidità. Due personaggi: il buono e il cattivo, e intorno un'infinità di altre figure di cui alcune indimenticabili, manipolati con maestria per raccontare una storia lunga tre decenni. E allora perché non è in vetta alle classifiche nostrane? La spiegazione è semplice e allo stesso tempo complessa. Non è un romanzo consolatorio. E poi è violento. Sarebbe stato davvero difficile (e moralmente ignobile) evitare di affrontare il rapporto tra narcotraffico e violenza perché non si tratta solo di un mezzo per prosperare negli affari o di un effetto collaterale ma di un crudele strumento di controllo sociale. E Winslow ce la sbatte in faccia senza mai allontanarsi dalla cronaca. Dalla realtà, quindi. Invece questo è il periodo dei gialli consolatori dove, alla fine, il bello, bravo e onesto trionfa sempre e noi andiamo a letto un po' più tranquilli. Per fortuna uno zoccolo duro di lettori resiste e permette che il noir più duro, vero e socialmente impegnato continui a essere una parte importante del genere. E non è solo una faccenda di gusti e di mercato ma anche di spazi mediatici dedicati. Ma questo è un altro discorso.
Il fatto è che non posso non pensare che se un domani non ci sarà più il manifesto dove potrò scrivere una recensione come questa? Perdonate questa divagazione, forse frutto del caldo sardo e se non lo avete ancora letto correte a comprare Il potere del cane. E se la letteratura gringa non vi convince posso allora consigliarvi un altro noir molto politico e molto ben congegnato, scritto da un vecchio comunista spagnolo che adoro e che corrisponde al nome di Juan Madrid. "Mele marce - Marbella Noir", pubblicato da E/O (pp.260, euro 16,50) narra di mafiosi russi e golpisti argentini riciclati. La Costa del Sol assomiglia a questa Italia dove tutto sta andando a puttane ma, come scrisse o disse una volta Pavese, la letteratura è una difesa contro le offese della vita.
Massimo Carlotto